Chi è stato giocatore di basket difficilmente abbandona poi il mondo della pallacanestro. C’è chi diventa dirigente, chi allenatore, e chi, fotografo. È il caso di Andrea Chiaramida, persona ormai conosciuta e apprezzata in ogni angolo dell’Isola per i suoi servizi fotografici.
Giocatore dello Sporting Club, poi del Brill, dopo il basket giocato ha iniziato a seguirlo fuori dal campo, per conto della FIP e con società soprattutto del cagliaritano, dalla B all’A2 femminile, dalla C alla serie A2 maschile. Qualche nome: Spirito Sportivo, Olimpia, Esperia, Ferrini, Antonianum, Cus Cagliari. «Ad oggi l’esperienza più importante e appagante è stata con la Cagliari Dinamo Academy, sia a livello di crescita professionale sia personale», ci racconta al telefono mentre si trova a Venezia per lavoro.
Come per molti addetti ai lavori, il trofeo internazionale “City of Cagliari” di fine agosto è stato un felice ritrovarsi con colleghi e appassionati, ma soprattutto un rientro sul campo dopo la dura annata provocata dalla pandemia. «Mi era mancato fotografare il pubblico e tutto quello che accade oltre il rettangolo di gioco. Se durante la partita mi focalizzo sulle azioni e i movimenti, nel pre-gara e nei tempi di sospensione mi piace catturare sguardi ed espressioni dalla tribuna e dalla panchina. Prima dell’inizio del match mi piace molto socializzare, questo mestiere mi diverte, per me fotografare è come partecipare in prima persona alla gara». Ma non solo. Bisogna essere veloci, avere mille occhi e trovare il momento giusto per scattare. Un intrepido mix tra attesa e velocità.
Sai quante foto scatto a gara? 2500, da queste ne ottengo 80 buone
Meticolosità, esperienza, visione periferica, e un sorriso che non manca mai. «Sono arrivato anche a seguire cinque partite in un giorno, ma è uno stress piacevole. Un altro aneddoto: in A2 dovevo inviare entro ogni 10 minuti 30 fotogrammi a tutte le testate giornalistiche, e prima della fine di ogni tempo. Ma niente panico! Perché si entra in ritmo, circola sana adrenalina, come quando sei in campo, dai tutto».
Non solo basket. Andrea Chiaramida ha seguito anche la pallanuoto e il football americano. «Il progetto è quello di costituire una società che faccia da riferimento per i fotografi e che abbia copertura regionale prevalentemente sul basket, ma che si interessi ad altre categorie sportive». La fotografia sportiva, infatti, sta vivendo un periodo in cui è, paradossalmente, sotto i riflettori. Le immagini sono un mezzo potentissimo per raccontare eventi e società, per sentirsi in qualche modo parte della stessa passione. «Per esempio, mi sono inventato le foto agli arbitri. Perché nessuno faceva foto a loro? Eppure fanno parte della partita, hanno un ruolo, sono espressivi e vogliono essere raccontati!».
Tra i colleghi ammira molto Luigi Canu, che considera un «grande professionista» e col quale si interfaccia spesso per consigli. Tra i giocatori, invece, si diverte a fotografare Ricky Picciau e Manuel Fois, e non disdegna assumere posizioni al limite, appendendosi alle strutture del canestro per immortalare schiacciate e azioni brucianti. Le gratificazioni? «Molte, soprattutto quando mi contattano le società, ma mi scrivono anche semplici tifosi e giocatori, spesso ringraziandomi. La mia è un’utenza di massa, mi considero un fotografo popolare che esprime il volto umano di questo meraviglioso sport».