Caitlink Clark è l’atleta dei record. Ha appena 22 anni eppure chiunque in America e oltre oceano sa chi è, cosa fa e ha visto almeno un suo video online. La sua squadra, le Hawkeyes, ha perso la finale Ncaa contro le Gamecoks di South Carolina – con altre giocatrici di cui si sentirà parlare a lungo – vista da 18.7 milioni di persone in Tv e giocata a Cleveland, dove i biglietti sono esauriti in pochi minuti. Sarà la prima scelta del draft Wnba, in programma il 15 aprile, mentre il campionato professionistico americano inizierà il 14 maggio. E probabilmente, come per il basket universitario, contribuirà a dare una svolta alla percezione e alla pratica del basket femminile nel mondo. Sarà capace di annullare ogni differenza? Anche in termini di gender gap? Come ha scritto Alex Kirshner su The Atlantic, “dopo decenni di trattamento come cittadine di seconda classe, le donne stanno superando gli uomini in popolarità, interesse e potenziale finanziario”.
La Nike la celebra con manifesti e campagne pubblicitarie, l’ultima con una frase profetica: One story ends but a legend begins. Perché Caitlin Clark è già leggenda. Diventata miglior marcatrice di sempre del basket universitario, scippando il record detenuto da Pete Maravich, è già sotto contratto, oltre che con la Nike, con sponsor del calibro di Gatorade e State Farm. Nei suoi 4 anni di carriera universitaria ha realizzato 17 triple doppie, meglio di lei solo Sabrina Ionescu (con 26), altro talento straordinario che prima di Clark ha iniziato a stuzzicare appassionati di basket e non a seguire il basket femminile. Semplicemente basket.
La presenza di Clark ha portato a una crescita di pubblico, sia dal vivo sia online, impressionante, e nel prezzo dei biglietti. Qualche curiosità: il campionato universitario femminile in diritti Tv vale 650 milioni di dollari. E già l’anno scorso i biglietti delle Finals costavano il triplo di quelle maschili. Quest’anno le partite hanno avuto picchi di 17 milioni di spettatori, soprattutto per ammirare l’impressionante efficacia della meccanica di tiro di Clark e le sue giocate per le compagne.
Come è possibile? Un articolo uscito sul New York Times cerca di spiegarlo. Abbiamo selezionato per voi i passi più interessanti: “Si allena in modo aggressivo, puntando alla resistenza. I suoi muscoli devono essere in grado di resistere a rapidi scatti di velocità e agilità, e avere la potenza necessaria per spingere la palla verso il cielo per i tiri da lontano. Devono anche essere abbastanza forti da sostenere quei movimenti rapidi per l’intera partita ad alto stress senza affaticarsi troppo. E ha bisogno di resilienza mentale per mantenere quel livello di gioco senza perdere la fiducia o la concentrazione quando le cose non vanno bene.
Molte di queste abilità vengono sviluppate in palestra con Lindsay Alexander, strength and conditioning coach della squadra. Lei si concentra su un’unica domanda: “Come possiamo rendere un’atleta più duratura?”
La risposta è una combinazione di condizionamento, lavoro aerobico e pliometria, esercizi che utilizzano movimenti rapidi per sviluppare la potenza muscolare. Le giocatrici eseguono squat, stacchi e utilizzano una panca per migliorare la forza della parte superiore del corpo. Alexander si concentra anche sul rafforzamento delle gambe, che sono particolarmente importanti per il tiro. Invece, per migliorare la salute cardiovascolare, si eseguono esercizi noti come intervalli o corse a tempo: le giocatrici corrono a ritmi sostenuti e poi fanno brevi pause per recuperare. Nel corso del tempo, questo tipo di allenamento rende più facile per i loro corpi riprendersi rapidamente da un’attività ad alta intensità”.
Quindi, sì al lavoro sulla tecnica e il basket sul campo, ma risultano fondamentali e complementari gli esercizi di resistenza, rafforzamento muscolare, mirati al benessere e all’allenamento psicofisico dell’atleta. Il basket sta diventando sempre più un gioco affascinante e scientifico, fatto di disciplina, metodo, competenze trasversali. Anche perché i fenomeni non nascono a caso, nemmeno Caitlin Clark.
L’immagine di copertina è di Jeffrey Becker / USA Today Sports.