Non trascurate le scintille

La storica qualificazione delle Dinamo women di coach Restivo dal punto di vista del telecronista Mauro Garau.
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di Mauro Garau

 

“Io non odio il calcio, odio la differenza d’interesse che c’è tra il calcio e le altre discipline”. Da una frase dell’appena scomparso Rino Tommasi arriva parte dell’ispirazione che mi ha portato a buttar giù queste righe. “Mister circoletto rosso” predicava, tra le altre cose, anche la necessità di prestare attenzione anche ad altre due/tre discipline per ampliare una cultura sportiva eccessivamente circoscritta al nostro “amato” (?) calcio. Forse al vostro amato calcio. Quello che si gioca per sessanta minuti nel migliore dei casi. Proprio lui. Quello caratterizzato, anche (ma non solo, per carità), da una serie di “mezzucci” che consentono di ottenere risultati figli di mezzi che vanno a scalfire un’etica sportiva che dovrebbe rappresentare un mantra per chi lo pratica. Si si, proprio lui.

Non sapevo di pensarla come Tommasi, l’ho scoperto ascoltando le sue frasi più celebri, utilizzate per ricordarlo da giornalisti che l’hanno amato, che hanno avuto l’occasione di rapportarsi con lui, di imparare da lui, ascoltando e provando a “rubare” tutto il buono di un uomo che disse anche: “Probabilmente non andrò in paradiso”. Sarebbe ipocrita non confessare che il mio “percorso professionale” (abuserò di virgolette, fatevene una ragione) ha modificato in corso d’opera il modus operandi di un italiano medio qualunque, cresciuto a pane e calcio ed esasperato da Maccio Capatonda nell’omonimo film. Perché l’italiano è un po’ così, un po’ “eammecchec****omenefregamme”, un po’ superficiale, un po’ spicciolo, un po’ troppo poco interessato alla meritocrazia. Si si, perché il calcio è probabilmente lo sport meno meritocratico del mondo, quello nel quale si può fare gol calciando male, per fare un esempio. Ma in fondo, e lo affermo senza timore di smentita, siamo questi, sempre un po’ troppo leggeri, sempre un po’ troppo poco impegnati. E io non facevo eccezione.

Debora Carangelo
Dinamo Banco di Sardegna Sassari – IDK Euskotren
Eurocup Women 2024-2025 Play-Off Round of 16
Sassari, 08/01/2025
Foto L.Canu / Ciamillo-Castoria

Nel corso dell’ultimo decennio, il mio minipercorso da telecronista mi ha consentito di rapportarmi con discipline come la pallavolo, il basket, la pallamano, il futsal (e non lo chiamate “calcetto”, per l’amor del cielo), per fare alcuni esempi. Tutti sport nei quali vince quasi sempre il più bravo, chi lavora meglio, chi è più pulito tecnicamente e tatticamente. Non chi smette di giocare per difendere un gol/punto di vantaggio e calpestare ogni principio sportivo, o quasi. E parlo di simulazioni, di raccattapalle che fanno sparire palloni, di proteste infinite per ogni decisione arbitrale. E manco ve lo dico in quali campi succedono queste cose di sovente. Tutti abbiamo bisogno di una scintilla, di un qualcosa che ci faccia vedere ciò che non abbiamo mai notato, manco fossimo cavalli da corsa senza visione periferica. Io ho avuto la mia, prestando la mia voce a tutto ciò.

Le scintille ci sono, esistono, ma non si fa che ignorarle.

E l’errore più grande è spesso quello di rimanere “sportivamente ottusi”, senza neanche prestare un minimo di attenzione, senza concedere una chance, senza dare a nessuna di quelle scintille la possibilità di accenderci, di incendiarci per imprese sportive che non hanno nulla da invidiare ad altre più celebrate. La storica qualificazione della Dinamo di Antonello Restivo tra le prime otto dell’Eurocup è l’altra parte dell’ispirazione che mi ha portato a scrivere questo pezzo, sicuramente troppo lungo per la soglia media di attenzione. E sicuramente al limite dello stucchevole per chi parla di cose che non conosce, che non ha mai visto e che non ha nessuna intenzione di vedere (questo l’ho scritto solo per farvi arrabbiare, lo confesso).

Ho avuto la fortuna di commentare queste ragazze, di apprezzare da vicino il cuore che mettono in quello che fanno, la loro voglia di lottare e tutto ciò che di buono c’è in certi ambienti e che si respira anche durante una partita della Raimond Handball Sassari e nell’Hermaea di Olbia. Queste le realtà che maggiormente mi hanno forgiato, consentendomi di ampliare i miei orizzonti. La cultura del lavoro, l’amore e la passione per il gioco, lo studio dello stesso e la voglia costante di superare i propri limiti. Eppure, nonostante ciò, vedo costantemente palazzetti semivuoti, poco entusiasmo al seguito di realtà che ne meriterebbero ben altro, perché “il calcio è il calcio”, “nel basket non c’è contatto” e “la pallavolo è sempre uguale”. Di sicuro c’è poco, di sicuro non sarà il sottoscritto a cambiare il vostro modo di pensare, di osservare, ma mi permetto di darvi un consiglio: non trascurate le scintille, potrebbero donarvi la possibilità di parlare un po’ meno a vanvera, ma soprattutto di conoscere mondi che non pensavate potessero esistere.