Come lo scrittore David Herbert Lawrence, anche Francesca Rosellini potrebbe scrivere il suo personale “Viaggio in Sardegna”. La guardia toscana atterra sull’Isola per la prima volta nel 2009 ad Alghero, tra le fila della Mercede, dove tuttora conserva ottimi rapporti con la società, vestendo i colori bianco-azzurri per altre due stagioni. Nell’annata 2014-15 la destinazione diventa il capo di sotto: il San Salvatore Selargius, dove proprio quest’anno ha fatto il suo ritorno e ha festeggiato oltre 2000 punti in carriera.
Francesca, partiamo col fare un bilancio della stagione in maglia giallo-nera..
È stata una bella stagione, ma resta l’amaro in bocca per essere uscite al primo turno dei playoff. Un vero peccato perché proprio verso la fine della stagione stavamo ingranando e reagendo a tutto quello che ci è successo durante l’anno: il Covid che ci ha fermato due volte, il cambio della straniera e vari infortuni ci hanno limitato, sfalsando un po’ il campionato. Penso che avremmo potuto arrivare in semifinale e giocarcela.
Nel calcio le donne sono adesso considerate delle professioniste, qual è la situazione nel mondo della palla a spicchi femminile?
Quello che è successo per il movimento calcistico è stato storico. Spero ci si arrivi presto anche per l’A1 di basket, dove ancora le atlete non sono considerate professioniste. Se penso invece al campionato di nostra competenza, l’A2, penso sia difficile da raggiungere perché in genere le società non hanno molte risorse, a meno che lo Stato non ci metta in condizione di diventarlo, sarebbe un traguardo. Tra noi atlete se ne sta parlando sempre di più.
Come si vive in Sardegna?
Benissimo, in Sardegna mi trovo molto bene, ho avuto l’occasione di girarla e non nascondo che mi piacerebbe passare un altro anno nell’Isola.
Oltre alla pallacanestro, stai facendo un percorso professionale legato alla nutrizione, ce ne parli?
Molto volentieri. Ho studiato scienze motorie per rimanere in ambiente sportivo, poi mi sono specializzata nel campo della nutrizione umana. Tra l’altro un mese fa, in fase playoff, ho sostenuto l’esame di stato, che mi ha permesso di iscrivermi all’albo dei Biologi Nutrizionisti, coronando un obiettivo che mi ero posta a inizio anno. Ho anche iniziato una collaborazione con la Gema Montecatiniterme Basketball, dove curo i piani alimentari dei giocatori. Il mio focus è sicuramente quello di rimanere nell’ambiente cestistico.
Cosa è la nutrizione per te?
La chiave per sentirsi bene. Il mio lavoro consiste nel trasmettere agli atleti come imparare a mangiare, saper scegliere gli ingredienti, ma anche a variare e non privarsi di alcuni cibi. È giusto introdurre qualsiasi ingrediente con le giuste dosi, e tendere sempre all’equilibrio.
Quale consiglio daresti ai giovani atleti?
Sicuramente quello di fare sempre pasti completi, comprendendo quindi tutti i macro-nutrienti, ovvero i carboidrati necessari per fornire l’energia per partite e allenamenti, e le proteine che sono importanti per la massa muscolare, lipidi e fibre. Poi bere acqua durante tutta la giornata, in quanto l’idratazione è fondamentale per il corretto funzionamento del nostro organismo. Consiglio inoltre di evitare tutte quegli alimenti confezionati, ricchi di zuccheri, sale e conservanti, optando per prodotti freschi. Ancora, è importante mangiare almeno cinque porzioni tra frutta e verdura al giorno.
Esiste un pasto tipico pre-gara?
Realmente no perché è molto soggettivo. Ogni atleta affronta la gara in maniera diversa, quindi di solito faccio consulenze individuali con gli atleti per metterli nelle condizioni di giocare al meglio. Certo, è importante anche ciò che si mangia durante la settimana e nel post-gara…
Qual è invece il tuo pasto pre-partita?
Ammetto di non riuscire a mangiare molto prima delle partite, perciò il mio pasto è sempre lo stesso da anni: riso e parmigiano. Sono le uniche cose che riesco a digerire!