Lo diciamo subito: non ci sarà nulla di normale. Il numero delle partecipanti, la formula (non ancora chiarissima a tutti), le date, le condizioni psico-fisiche degli atleti. Non si sa nemmeno se la C Silver sarda troverà una sua naturale conclusione, vista l’evoluzione della pandemia nelle ultime settimane. Le ragioni di chi ha voluto rinunciare sono valide, esattamente come quelle di chi, con un pizzico di sana (e lucida) follia ha deciso di imbarcarsi in un’avventura piena di incognite.
In un modo o nell’altro, però, domani il pallone tornerà a rimbalzare sul parquet. E, in questo momento, tanto ci basta. Proviamo allora ad abbandonarci a questo: a chiudere gli occhi e a immaginare per un attimo che tutto sia normale, o quasi. Che esista esclusivamente il campo.
Ecco, dunque, le nove ragioni per cui, nonostante tutto, secondo noi vale la pena seguire il campionato sardo di Serie C Silver che scatta sabato 27 marzo con le prime tre gare.
1 – «Uno schiaffo alla rassegnazione»
La citazione arriva direttamente da Marco Sassaro, allenatore della Teti Aqe Sestu. E si tratta di una fotografia esatta dello spirito che ha portato le 6 squadre partecipanti a formalizzare la loro iscrizione. Di motivazioni per rinunciare a una competizione sportiva, di questi tempi, ce ne sarebbero a volontà. Eppure, mai come in questo momento, è necessario un segnale di reazione. Un’altra stagione di inattività avrebbe comportato danni incalcolabili dal punto di vista tecnico, formativo, ma anche psicologico per i più giovani. Provarci è giusto, soprattutto per loro.
2 – L’ambizione sportiva.
Che sia un “mini-torneo”, o una “pre-season in vista del prossimo campionato”, la C Silver che inizia sabato sarà comunque chiamata a eleggere una formazione da inviare agli spareggi per la promozione in Serie B. Un traguardo per nulla banale per il movimento maschile sardo. Il possibile abbattimento dei costi per la partecipazione ai campionati nazionali post-pandemia ha riacceso qualche ambizione, e chissà che non sia proprio questa strampalata stagione a regalarci un’esponente in Serie B dopo tre anni di digiuno. Nota a margine: sarebbe stato forse produttivo utilizzare la lunga pausa forzata per mettere mano al format del massimo campionato regionale. Il basket sardo, per la sua conformazione attuale, soffre e non poco l’assenza di una categoria di ‘raccordo’ tra la B e la C, proprio come era la vecchia C1. Un campionato sostenibile dal punto di vista dei costi e delle strutture per chi arriva da un torneo regionale. E che, soprattutto, può essere preparatorio per un nuovo, futuro salto in avanti. Avremmo gradito, insomma, che questa C Silver del tutto particolare mettesse in palio una promozione in una C Gold da strutturare su un girone misto sardo-laziale. Se n’è parlato per mesi, a quanto pare senza esiti concreti. Ed è un peccato.
3 – La restaurazione esperina
Non ha fatto mai mistero di voler raggiungere categorie più consone al suo blasone, e l’Esperia – pur in una fasedel tutto anomala – ha compiuto degli sforzi importanti per allestire un roster in grado di dire la propria anche oltre Tirreno. In granata sono arrivati Mirko Pilo e Gian Marco Fois, già protagonisti della promozione dell’Accademia nel 2016, e pure Manuel Fois, che l’anno scorso, in maglia Ferrini, ha dimostrato di essere molto più di un formidabile saltatore. Radio mercato, inoltre, segnala l’arrivo di Alessandro Werlich, guardia con tanti punti nelle mani, rimasto libero dopo la rinuncia di Calasetta. I nuovi si inseriscono in un contesto di squadra già di alto profilo grazie alla presenza dei vari Floridia, Villani e Salone, solo per citarne alcuni. In via Pessagno si respira un’aria frizzante, e il movimento non può che beneficiarne.
4 – L’Astro nascente
Il pirata Hook si prepara alla pensione. Sarà infatti “The Last Dance” per l’Accademia Basket, nata nel 2012 dall’unione tra Russo e Scuola Basket Sestu, e pronta a sfociare nella nuovissima Astro, che promette di essere uno dei poli cestistici principali in Sardegna. Il club non ha mai nascosto la volontà di tornare nei campionati nazionali, ma non vuole forzare le tappe. L’ultima Accademia avrà dunque il compito – comunque importante – di tirare la volata per un futuro promettente. I precedenti, però, invitano a non sottovalutare i pirati: partiti a fari spenti anche un anno e mezzo fa, Novelli e compagni si sono resi protagonisti di una crescita tecnica imperiosa, che li ha portati a battagliare lungamente per le posizioni di vertice. I più giovani potrebbero aver sofferto il vuoto formativo dato dal lungo stop, ma secondo molti addetti ai lavori l’Accademia parte dalla posizione numero 2 del ranking, immediatamente dietro l’Esperia. Staremo a vedere.
5 – ‘Maestri’ al servizio dei giovani: i casi di Sassaro e Carlini
Provate a individuare i 5 migliori allenatori sardi attualmente in attività. Se nella vostra lista mancano i due nomi qui sopra, probabilmente state sbagliando qualcosa. Sia Sassaro che Carlini hanno avuto importanti esperienze nei campionati nazionali, e si sono fatti apprezzare per l’organizzazione tattica delle loro squadre. Specie a livello difensivo. Da due anni, però, sono alle prese con una sfida estremamente stimolante: formare giovani. Lo scorso anno Sassaro ha fatto di necessità virtù, lavorando su uno stile di gioco nettamente diverso da quello che lo aveva contraddistinto in passato. Ritmi forsennati e punteggi alti erano il pane quotidiano della sua Accademia, fermata lo scorso marzo proprio nel pieno della sua evoluzione. Quest’anno proverà a riprendere il filo del discorso con un roster ancor più giovane, privo dei due Vaccargiu e di Cabriolu. Un discorso simile vale per Carlini, il cui “veterano” sarà il classe 1999 Pisano. Per il resto tanta gioventù a marchio Dinamo che si propone di proseguire l’opera iniziata dodici mesi or sono, con ben 7 successi prima dello stop, alcuni dei quali inaspettati. Una citazione la merita anche Alessandro Sulis, tecnico estremamente preparato che continuerà a curare la ‘cantera’ Olimpia. Allenatori di comprovata qualità al servizio dei giovani: un tema che il basket sardo deve approfondire.
6 – Linea verde in panchina
Un altro elemento di curiosità è rappresentato dalla presenza di giovani coach in rampa di lancio. Sono in tantissimi a scommettere su un futuro radioso per Federico Manca (classe 1982), in campo con piglio da allenatore già negli ultimi anni di carriera spesi all’Olimpia. Formato all’ombra di Claudio Corsi prima e Riccardo Paolini poi, nel precedente campionato ha saputo guidare bene un’Esperia che – prima dell’interruzione – lottava con l’Accademia per la seconda piazza alle spalle della Ferrini. A Selargius c’è invece Roberto Frau (classe 1988), già tecnico del San Salvatore in Serie D e per diverse stagioni vice di Fabrizio Staico in Serie A2 Femminile. Per lui, ora, l’opportunità di mettersi in mostra con un roster potenzialmente molto interessante. A far saltare il banco in tema di precocità, però, è senza ombra di dubbio Gabriele Piras (classe 1996), coach dell’esordiente Pallacanestro Sennori. La sua avventura andrà seguita con un occhio di riguardo.
7 – Il fermento in viale Vienna
L’entusiasmo della sezione femminile, in piena lotta playoff nel campionato di A2, sembra aver contagiato anche San Salvatore al maschile, che torna in Serie C con un biglietto da visita niente male, composto da tre big come Mauro Graviano, Maurizio Pedrazzini e Nicola Salis (e pensate che solo all’ultimo è sfumato Giuliano Samoggia!). Al già citato coach Frau il compito di plasmare (purtroppo in tutta fretta) una squadra che si avvale anche di un prezioso supporting cast, con giocatori che hanno dimostrato di poter dire la loro nella categoria come Melis e Borghero. Senza pressioni o obiettivi stringenti, i selargini vogliono regalarsi una stagione divertente da dedicare alla memoria di Gabriele Cinus e Vincenzo Tedesco.
8 – Curiosità Sennori
L’hinterland sassarese è vivo e lotta con noi. Ce ne eravamo accorti un anno fa con la parabola del BUK Uri, e ce ne rendiamo conto una volta di più con il coraggio della Pallacanestro Sennori. Nato come un gruppo di amici, il club ha partecipato per divesi anni ai campionati UISP. Poi la crescita e il consolidamento, fino alla prima, storica partecipazione alla Serie C. Una sfida che non spaventa un gruppo guidato, dal punto di vista tecnico, da Enrico Merella (guardia, 1996), esordiente in Serie A – con tripla a referto – in Dinamo-Pistoia del 2014, e poi girovago nella penisola tra Serie B e C. Ora cercherà di essere profeta in patria, spalleggiato dall’esperto romano Omar Caretta (ex Lasalle Roma) e da tanti giovani locali.
9 – La Serie C non è (solo) un campionato per vecchi
Spesso dipinto come una specie di ‘cimitero degli elefanti’, in realtà la Serie C Silver sa proporre ogni anno anche degli spunti per il futuro. Vi diamo alcuni nomi da segnare sul taccuino, senza alcuna pretesa di esaustività: Filippo Frattaroli (ala, Esperia, 2004), Luca Sanna (playmaker, 2003, Torres), Christian Martis (ala, 2001, Torres), Gabriele Marras (guardia, 2001, Teti Aqe Sestu) e tanti altri ancora che scopriremo in corso d’opera.