Ciao sono Martina Mannu, istruttrice Minibasket. Sono qua a scrivere qualche riga per raccontare quella che è stata la mia prima esperienza cestistica fuori dalla mia tanto amata Sardegna. Mi chiedono: “Perché sei andata fuori?”, ed io rispondo che ho una graduatoria di motivazioni. La prima è per una questione di formazione. Poi per provare a fare un’esperienza fuori. A 29 anni non mi era ancora capitato. Avevo ricevuto altre offerte, anche anni prima, ma anche io stavo aspettando il momento giusto, perché bisogna studiare, essere in qualche modo pronti. Non voglio diventare un’allenatrice che fa questo lavoro part-time. E soprattutto, volevo fare un salto di qualità. Non penso che i treni passino una volta sola, se sei brava passano ma bisogna saperli prendere. Ora sono in partenza per il mio secondo anno a San Martino. Ma torniamo indietro…
L’atterraggio
Arrivo a San Martino di Lupari, in Veneto, il 27 agosto del 2022. Neanche il tempo di disfare le valigie che vengo lanciata dentro una lavatrice in piena centrifuga. La prima cosa che mi viene consegnata è un mazzo di chiavi, tra queste anche quella dell’incantevole PalaLupe. Già avere in mano un mazzo del genere mi fa capire il peso della responsabilità che mi si stava dando la società. Sentivo di avere le chiavi del paradiso, ma anche un certo senso di inadeguatezza che in un primo momento un po’ ti travolge perché non vuoi deludere le aspettative. E lo sai che darai tutta te stessa per meritarti quelle chiavi.
Ambientarsi
I successivi mesi ammetto che non sono stati semplici: abituarsi a una società così grande e con così tante persone non è una passeggiata. La cosa che mi ha colpito di più probabilmente è stata la presenza di così tanti volontari che contribuiscono al funzionamento di questa grande realtà. È risaputo che le Lupe hanno una enorme tradizione cestistica femminile ma è veramente impressionante l’amore che in tutti questi anni le persone che ne hanno fatto parte o che sono ancora all’interno di questo meccanismo continuano a dare, è lodevole. Questa aria di famiglia fa bene al cuore, non ti fa sentire sola. Ma adesso parliamo di cose pratiche: il mio ruolo è quello di responsabile tecnico Minibasket e oltre quindi il lavoro serale, mi vedeva coordinare tutte le attività scolastiche. È davvero impressionante la mole di lavoro che c’è da fare nelle scuole: come prima cosa c’è il volantinaggio.
Esso prevede la classica consegna porta a porta (classe per classe) del materiale che ci permette di sponsorizzare la nostra attività, viene allegato un fumetto (ora alla sua quarta edizione, si trova qui) insieme al volantino con tutti i dettagli delle nostre attività. Ma attenzione, non è un volantinaggio qualunque! si andava con un ospite speciale, SMARTY, la nostra mascotte. Voi immaginatevi un pupazzo di due metri che entra in classe all’improvviso: shock. Risultato positivo assicurato. Successivamente mi vedeva maestra di educazione fisica per due lezioni nelle varie classi. Il numero delle scuole che ho fatto penso si aggiri sulle 15, tutte scuole primarie ovviamente del circondario. Nel mentre che giravo come una trottola da tutte le parti sono riuscita in tempi record a conoscere praticamente una buona parte della zona, semplificando così tutti i vari spostamenti. Grazie a questo lavoro certosino nelle scuole siamo riusciti a raggiungere il tanto agognato obiettivo dei 200 iscritti. Essendo San Martino un paese di poco più di 10mila anime, capite bene che recuperare più bambini ma soprattutto bambine non è una impresa semplice. E allora cosa si può fare? Semplice: COLLABORAZIONI. Ma se ci pensiamo di semplice non c’è niente, mantenere e coltivare i rapporti con le società vicine non è affatto semplice, anzi è un impegno che va coordinato costantemente e periodicamente. Si da la possibilità alle bambine, nel mio caso specifico, di continuare la loro attività nella loro società senza doverle costringere a spostarsi. L’obbiettivo è che queste bimbe si sentano parte di un progetto, si sentano importanti. E possano stare dove stanno meglio fino a quando è possibile (al momento le ragazze possono giocare insieme ai maschi fino all’under14). E poi ne giovano tutti, e le ragazze che giocano con i maschietti hanno una marcia in più.
Opportunità
Le Lupe, come sapete, ha anche una squadra di serie A. La figata di poter assistere ai loro allenamenti e potersi confrontare con l’allenatore e tutto lo staff la considero una enorme fortuna (aver avuto la possibilità di vivere affianco a Lorenzo Serventi mi ha fatto capire cosa vuol dire essere precisi e attenti ai piccoli dettagli). Essere lì mi ricorda sempre quanto sia fortunata e che non è affatto una cosa di cui si fa l’abitudine. Io continuo ad entrare al PalaLupe e avere sempre la stessa sensazione di quando sono entrata il primo giorno: totalmente innamorata.
Poter avere la possibilità anche di far partecipare le professioniste agli allenamenti ci permette di dare avere quella marcia in più per coltivare entusiasmo e dare una prospettiva futura.
La forza delle Lupe però non sta solo nella prima squadra che di certo fa la sua figura, ma la vera chicca sta nel settore giovanile. Questo dimostra come la serie A sia una conseguenza di un impegno costante e una cura maniacale del settore giovanile. Credo che questo possa riassumere la filosofia di questa società. Io vedo futuro, vedo occasioni e obiettivi raggiunti. Tutto quello che serve a chi lavora nel nostro settore (dal dirigente all’allenatore di serie A). Non per questo, infatti, la Lupe viene vista come trampolino di lancio da tutto il settore femminile. È incredibile quante ragazze siano passate di qui e ora siano giocatrici affermato nel panorama femminile, facendo la differenza anche in Europa (Jasmine Keys o le gemelle Dotto penso possano dire qualcosa). La storia della Lupe la si respira ogni volta che si entra in quel palazzetto tappezzato di foto di tutte le generazioni, una volta che entri lì ti senti responsabile di quello che sarà il futuro di questa società. Qualunque esso sia, dal minibasket alla Serie A.
Futuro prossimo
Le differenze tra Sardegna e Veneto al momento sono queste. Ammetto, come tant*, che prima o poi vorrei tornare a casa mia perché sono cresciuta cestisticamente nell’Isola e ci tengo a restituire tutto quello che la mia terra mi ha insegnato. Tutte le persone che mi hanno seguito, consigliato, istruito, supportato si meritano un ritorno e un futuro splendido.
Martina Mannu